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Testimonianze: I Pazienti
Paziente Giuseppina
Dal 2011 sono affetta da tumore alla mammella, nel 2018 ho subito una mastectomia a sinistra, chemioterapia con effetti collaterali al rene. Nel 2021 la malattia si ripresenta nell’altra mammella: mastectomia e nuova chemioterapia. Nel 2023 ho subito un altro intervento per una recidiva locale. Sono stata fortunata perché nonostante la malattia le mie vene sono state preservate utilizzando gli accessi venosi. Ciò ha permesso, nel corso degli anni, di sopportare le terapie senza avere la paura che non si trovino le vene o che i farmaci possano danneggiare le mie braccia. Soprattutto perché li mie vene sono fragili e non si riescono a trovare.
Paziente Giovanna
2006 tumore alla mammella, a quel tempo mi facevano le flebo e mi bucavano le vene tutte le volte. Nel 2023 la malattia si ripresenta, i sanitari mi consigliano l’utilizzo dell’Accesso Vascolare. Ho contrattato tutto il possibile per non utilizzarli, puoi mi hanno convinta. Subito mi hanno posizionato un Picc perché pensavano che si trattasse di un periodo breve. Purtroppo la malattia non è stata sconfitta e ora, che le cure sono diventate a lungo termine mi hanno posizionato un PORT. Sono stata fortunata ho incontrato professionisti preparati e molto umani che mi hanno accompagnata in questo difficile viaggio.
Paziente Valentina
Nel 2006, a causa di una resezione quasi totale dell’intestino, provocata da infarto mesenterico in conseguenza a dissecazione aortica di tipo B, mi è stato impiantato il primo accesso venoso centrale per poter eseguire quotidianamente la nutrizione parenterale finalizzata al mio sostentamento. Nutrizione che, come è facile comprendere, non solo dovrò infondere per tutti il corso della mia vita ma per la quale è di estrema importanza avere un catetere venoso centrale costantemente ben funzionante.
Altrettanto importanti sono le vene in cui questi cateteri vengono inseriti, vene che nel corso degli anni, come ho avuto modo di sperimentare, vengono sottoposte a numerose sollecitazioni date da inevitabili rimozioni e riposizionamenti di cateteri danneggiati o non più adeguati. È quindi fondamentale, soprattutto in casi (come il mio) in cui i cateteri sono destinati ad accompagnarci tutta la vita, che da parte dei clinici vi sia anche un’ottima consapevolezza dell’importanza del patrimonio venoso dei pazienti su cui operano. A tal proposito mi reputo molto fortunata ad aver incontrato nel mio percorso di cura dei professionisti, non solo preparati tecnicamente ma anche umanamente.
Testimonianze: Gli Operatori Sanitari
Davide Direttore Sanitario di RSA
IL paziente di RSA ad oggi è sempre più spesso un soggetto fragile e pluripatologico. Sono persone che si trovano in condizioni che potrebbero essere gestite in struttura, ma molte volte mancano i mezzi e la formazione corretta per poterlo fare. Passaggi in pronto soccorso con successive ospedalizzazioni non fanno che far decadere sempre di più le condizioni degli ospiti, con allettamenti prolungati che riducono notevolmente le autonomie dei soggetti anziani e nuove complicanze quali le lesioni da pressione. Riuscire a formare operatori sull’importanza della cura, del mantenimento e soprattutto del corretto utilizzo del patrimonio venoso nel malato cronico, permettendo di usare i giusti dispositivi per le giuste terapie e nei tempi corretti, sarebbe l’inizio di un trattamento adeguato sul territorio per gli anziani in RSA. Comprendere quando utilizzare la via sottocutanea, un accesso venoso periferico a breve, medio o lungo termine, permetterebbe di non dover abusare di invii in pronto soccorso, causa di non poco disagio per gli ospiti, che non solo hanno bisogno di essere idratati, ma che necessitano di terapie endovenose prolungate o debbano essere accompagnati con dignità al loro fine vita.
Renato Infermiere e Referente Picc Team e Chiara Infermiera Impiantatrice
In quanto professionista della sanità lavoro in un contesto, quello delle cure al cittadino, che si pone l’obiettivo di garantire la miglior risposta possibile ai bisogni assistenziali partendo dalla fase di accertamento diagnostico ed arrivando allo svolgimento in sicurezza del percorso di cure. Per garantire questo processo ci si avvale di linee guida, bundle, protocolli e ricerca scientifica che si aggiornano sempre più rapidamente e hanno recentemente permesso di raggiungere traguardi significativi nel settore dell’assistenza sanitaria alla persona.
Tra i principi organizzativi del Sistema Sanitario Nazionale Italiano si legge quello di “centralità della persona”, a mio parere uno dei più importanti. Molto spesso, però, il ruolo del paziente può essere paragonabile a quello del passeggero di un volo aereo in attesa al gate, una volta imbarcato si lascia trasportare senza avere la possibilità di esprimere pareri o porre domande.Venesco nasce con l'obiettivo di dare voce a quel passeggero, che pone quesiti e pretende risposte oggettive e aggiornate, chiede di poter essere aiutato personalizzando il viaggio di cui non ha intenzionalmente acquistato il biglietto. Un viaggio che necessita di serenità, punti di riferimento, professionisti aggiornati e competenza. Questa società scientifica si propone a tutti i pazienti e ai loro caregiver, ai professionisti e alle associazioni, assicurando la costruzione di percorsi di cura che mettano al centro il paziente, un progetto innovativo e di peso nell’ambito degli accessi vascolari.